La produzione Yüan

Le ceramiche tz'u-chou, che pren- dono nome dall'omonimo centro di produzione nell'Hopeh (ma furono fabbricate anche altro- ve), venivano prodotte già in epoca Sung in un gres porcellanoso ricoperto da un ingobbio bianco. Sotto gli Yüan l'originale pasta fine e dura si ispessisce la decorazione, prima di colore bruno scuro su fondo beige, ma anche nera su fondo verde, viene ora dipinta in smalti rossi, verdi e anche gialli. Vi sono anche tz'u con decorazione incisa o a rilievo secondo la tecnica dello champlevé. I motivi più frequenti sono fiori di loto, peonie, foglie, rappresentazioni di fenici ad ali dispiegate. Tra le forme, ancora diffusi i vasi a bocca stretta meip'ing, destinati a contenere rami di pruno fiorito. Più tarde le

grandi giare da vino e i guanciali. All'inizio del Trecento si fa risalire l'introduzione e l'utilizzazione del "blu musulmano", il minerale di cobalto importato dalla Persia, che viene applicato come coperta su vasi e anche su tegole. Successivamente, con l'affinamento dei procedimenti tecnici, l'uso del cobalto viene esteso a varie forme del vasellame in porcellana, con coperta spesso granulosa, "a buccia d'arancio", sul cui bianco sfumano tenui tonalità di azzurro; la decorazione (bambù, fiori di loto, piante acquatiche, pesci, anitre, draghi, fenici) si limita alla ricca gamma dei blu, dai toni delicati, quasi grigi, al blu brillante e intenso: era nata la porcellana "bianco e blu".

Per gli Yüan i forni di Chingte-chen (Kiangsi) fabbricano un tipo di porcellana ufficiale, shufu ("consiglio privato", secondo i due ideogrammi impressi sotto coperta o a rilievo come la decorazione), una produzione considerata intermedia tra il vasellame ch'ingpai (bianco azzurrato o anche "blu nebuloso", ying- ch'ing) e il "bianco e blu".

La tradizione dei celadon Sung, nelle famose produzioni del nord (nei colori verdeoliva, bruno, grigioverde, con motivi floreali incisi sotto la coperta) e del sud (i lung-ch'uan, dal nome del centro di fabbricazione, con più ricca varietà di verdi e con una coperta più spessa, untuosa al tatto) continuò rigogliosa nel periodo Yüan, favorita anche da un incremento della produzione destinata all'esportazione. Le particolarità della sua materia solida (gres porcellanoso o porcellana pesante) e il notevole spessore della sua coperta, pro- fonda e morbida, ne agevolava- no il trasporto verso le mete più diverse: il Museo di Topkapi, a Istanbul, per esempio, conserva tra le sue raccolte, oltre un migliaio di esemplari di caladon dalle più varie forme; in Occidente, in Europa, i celadon erano già noti nel Trecento dove furono ben presto apprezzati per la suggestiva gamma dei verdi, dovuti alla componente di ossido di ferro cotto in riduzione. Oltre al tipo di celadon con screpolature ko (negli esempi più antichi di colore verde-azzurro, poi anche di tinta cenere), famoso e ricercato è il tipo kinuta (fabbricato a Lung-ch'uan) dalle delicate tonalità di blu-verde pallido, con decorazione (di gusto mongolo) in altorilievo o stampata in bassorilievo. Tra le diverse forme inventate dai vasai di Lung-ch'uan per l'esportazione, le bottiglie caratterizzate da una coperta con macchie brune sparse ebbero grande fortuna in Giappone (tobi seiji). La produzione dei celadon ebbe nuovo impulso sotto la successiva dina- stia dei Ming e si protrasse fino al Settecento.

Come si diffondevano in questo periodo le ceramiche cinesi, così alla Cina di epoca Yüan giungevano dalla Persia quelle islamiche e le celebri miniature in cui erano rappresentate le stesse ceramiche cinesi