L'impiallacciatura
La tecnica di applicare sottili fogli di legno pregiato, ebano per esempio, su un legno più economico era già nota agli antichi Egizi, ai Greci e ai Romani: l'impiallacciatura come mezzo per utilizzare con parsimonia un'essenza pregiata e costosa è una tecnica consigliata già da Plinio nel 77 d.C.
Nel Seicento e nel Settecento il legno veniva segato in piallacci di spessore variabile dai 3 ai 6 mm, con mezzi piuttosto primitivi che comportavano grande spreco di materiale: un'illustrazione del libro Art du Menusier (1772) di Jacob-André Roubo mostra due tagliatori di piallacci al lavoro con una sega a telaio rettangolare. Il taglio può essere fatto lungo i raggi midollari, e in questo caso si ottengono epiallacci con un disegno 'a rigatino', tangente alla circonferenza, per ricavare piallacci con un disegno fiammato, o di testa, diritto o obliquo, a fetta di salame; altre varianti al disegno si possono ottenere, per esempio, tagliando il legno in prossimità di una biforcazione, dove la fibra si divide, oppure usando i rami, per le impiallacciature "a guscio d'ostrica", o infine la radica oppure il pedule.
I piallacci di radica e pedule, quelli per l'impiallacciatura"a guscio d'ostrica", oppure quelli ottenuti con il taglio di testa, avevano disegni più interessanti e di maggior pregio ma erano però più difficili da lavorare: piuttosto fragili, dovevano quindi conservare uno spessore che conferisse loro una certa robustezza e avevano, di solito, dimensioni ridotte rispetto ai piallacci ottenuti da tagli lungo il raggio o lungo la tangente; ovviamente le impiallacciature più decorative erano anche le più costose e gli ebanisti le riservavano in genere alle parti frontali, o comunque più visibili, dei mobili, usando invece i tagli più economici per i fianchi.
La diversità tra piallacci successivi ottenuti dallo stesso pezzo e con lo stesso tipo di taglio è minima: era così possibi- le comporre disegni più complessi e variati affiancando i piallacci, oppure dividendoli e accostandoli in modo speculare, o ancora suddividendo idealmente in quattro parti il disegno generale, o più semplicemente accostandoli a spina di pesce con le venature orientate in diagonale: un disegno, questo, usato con una certa frequenza nelle 'cornici' che bordavano i piani dei tavoli, dei cassettoni o le parti frontali.
Per sfruttare al meglio le possibilità che il legno offriva al fine di realizzare un certo disegno e, ancor prima, per stendere il proprio progetto, l'artigiano doveva quindi conoscere perfettamente le qualità di ogni essenza e il tipo di risultati che se ne poteva trarre con i diversi tagli.
Prima di essere utilizzato, un foglio di impiallacciatura veniva immerso nell'acqua per parecchie ore e quindi veniva pressato tra due pannelli all'interno dei quali era protetto con della carta; dopo due o tre giorni il foglio era pronto: asciutto e piatto. La base veniva preparata lavorandone la superficie con una pialla particolare, con ferro a denti, che levigava, eliminando le irregolarità, ma nello stesso tempo rendeva ruvida la superficie stessa, in modo che la colla potesse aderire meglio: veniva poi applicata una mano di 'turapori' (una soluzione leggera di colla animale e acqua), che veniva lasciato asciugare per parecchie ore, e infine una mano di colla calda sulla quale si posavano i piallacci.
Per rimuovere la colla in eccesso e le bolle d'aria la superficie veniva lavorata con un martello da impiallacciatura, un attrezzo con una lama di metallo ad angolo retto rispetto al manico, che veniva pressato contro l'impiallacciatura con un movimento a zig-zag; sulle superfici curve si disponevano spesso dei sacchi di sabbia che facessero aderire i piallacci fino a che la colla non si fosse asciugata; alla fine, quando la colla era completamente asciutta, venivano rifiniti gli spessori.
Un altro sistema per stendere l'impiallacciatura, utilizzato soprattutto per le marqueteries, era quello della 'cuffia': una tavola di legno, leggermente più grande della superficie che doveva essere impiallacciata, veniva scaldata e poi compressa sull'impiallacciatura per mezzo di blocchetti di legno, a loro volta fissati contro la cuffia con dei morsetti; la colla in eccesso, liquefatta dal calore, veniva spruzzata fuori attraverso le commessure.
Per realizzare la sutura tra due piallacci in modo che non si vedesse la giunzione, si sovrapponevano le due estremità dei fogli e, dopo averle incollate insieme, si tagliava la par- te eccedente con una sega da traforo seguendo una linea, dritta o ondulata, precedentemente definita.